Nel nuovo millennio abbiamo assistito ad un incremento esponenziale dell’utilizzo del personal computer, in particolare dell’utilizzo di internet. Se da un lato questo sviluppo ha aperto nuove possibilità per tutti noi, da l’altro lato comporta anche un uso improprio di questo strumento. Un fenomeno preoccupante è il cyber bullismo.

 

Per cyber bullismo si intende una serie di comportamenti per intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone attraverso internet, social network.

 

A differenza del bullismo tradizionale, questo fenomeno consiste nella natura indiretta delle prepotenze, non c’è mai un contatto faccia a faccia tra vittima e aggressore.

 

Secondo i dati Istat, le percentuali sono preoccupanti. Sul 90% di ragazzi che utilizza internet, solo il 6% denuncia l’accaduto. I 2/3 dei ragazzi conosce qualcuno che ne è stato vittima. Guardando questi dati ci viene spontaneo porsi una domanda, quante sono i giovani che non hanno denunciato il cyber bullo?

 

Le vere vittime sono i ragazzi che non ne parlano. Tra i ragazzi c’è omertà, solidarietà tra loro, ma anche paura nel parlare e nel denunciare il coetaneo. Ogni volta che si preferisce il silenzio si è vittima. È allora importante parlarne, evitando che un primo cyber attacco possa ripetersi.

 

I ragazzi che ne son vittime esprimono manifestazioni di disagio quali difficoltà a dormire e poca voglia di mangiare, restano soli ed hanno scarsa gratificazione nelle relazioni interpersonali, come ad esempio il timore di essere derisi dagli altri.

 

Bisogna formare i ragazzi ed informarne i genitori che troppo spesso ignorano il pericolo a cui vanno incontro i propri figli. Avere consapevolezza di ciò che potrebbe succedere comporta automaticamente un maggiore controllo. I genitori sono il faro del ragazzo, il loro punto di riferimento.